Per una consulenza gratuita: +39 045 8230465
seguici sui social
IL CENTRO MULTIMARCA CHE MANCAVA

Il ruolo degli apparecchi acustici nella riduzione del rischio di demenza

Il ruolo degli apparecchi acustici nella riduzione del rischio di demenza

Una persona viene considerata affetta da perdita uditiva o ipoacusia se la sua capacità uditiva è ridotta, ovvero se si trova al di sotto dell’udito considerato normale (soglie uditive maggiori o uguali di 20 dB)1.
L’ipoacusia, un tempo considerata principalmente una questione legata alla qualità della vita individuale, è stata recentemente riconosciuta come un problema di salute pubblica2.

I dati italiani su ipoacusia e l’utilizzo degli apparecchi acustici

Secondo i dati EuroTrak 2022, la prevalenza della perdita dell’udito nelle persone dai 55 anni a oltre i 74, si attesta intorno al 74%.3
Il tasso di adozione dell’apparecchio acustico, tra le persone con deficit uditivo senza divisione per fasce di età, è pari al 35%; mentre sale al 37% in persone che superano i 65 anni.3 Il 55% di questi pazienti utilizza un trattamento binaurale (2 apparecchi); mentre il 45% utilizza un trattamento monoaurale.3
Gli apparecchi acustici rappresentano un’opzione sicura ed efficace per trattare la perdita uditiva, utilizzata negli adulti e nei bambini con difficoltà uditiva lieve, moderata o severa.1
In particolare, si è osservato che all’aumentare della gravità della perdita di udito, aumenta il tasso di adozione dell’apparecchio acustico, passando dal 12% del primo sestile (perdita dell’udito lieve, un solo orecchio) al 76% dell’ultimo sestile (perdita dell’udito profonda,
entrambe le orecchie).3

Gli apparecchi acustici riducono il declino cognitivo? 

Ecco cosa emerge dagli studi.
Con l’invecchiamento della popolazione, sia la perdita dell’udito che la demenza stanno aumentando rapidamente4. Attualmente, la perdita dell’udito è considerata il principale fattore di rischio modificabile per un’eventuale insorgenza di demenza4. Pertanto, è essenziale esaminare gli effetti degli apparecchi acustici sulla funzione cognitiva, poiché potrebbero essere una strategia utile per migliorare gli esiti cognitivi negli anziani affetti da ipoacusia4.

Per valutare la complessa relazione tra riduzione dell’udito, conseguente utilizzo di apparecchi acustici e le capacità cognitive sono stati eseguiti diversi studi. In particolare, emergono dal panorama scientifico due studi che hanno fornito un contributo significativo
I dati italiani su ipoacusia e l’utilizzo degli apparecchi acustici

Secondo i dati EuroTrak 2022, la prevalenza della perdita dell’udito nelle persone dai 55 anni a oltre i 74, si attesta intorno al 74%.3
Il tasso di adozione dell’apparecchio acustico, tra le persone con deficit uditivo senza divisione per fasce di età, è pari al 35%; mentre sale al 37% in persone che superano i 65 anni.3 Il 55% di questi pazienti utilizza un trattamento binaurale (2 apparecchi); mentre il 45% utilizza un trattamento monoaurale.3
Gli apparecchi acustici rappresentano un’opzione sicura ed efficace per trattare la perdita uditiva, utilizzata negli adulti e nei bambini con difficoltà uditiva lieve, moderata o severa.1
In particolare, si è osservato che all’aumentare della gravità della perdita di udito, aumenta il tasso di adozione dell’apparecchio acustico, passando dal 12% del primo sestile (perdita dell’udito lieve, un solo orecchio) al 76% dell’ultimo sestile (perdita dell’udito profonda,
entrambe le orecchie).3

Gli apparecchi acustici riducono il declino cognitivo? 

Ecco cosa emerge dagli studi.
Con l’invecchiamento della popolazione, sia la perdita dell’udito che la demenza stanno aumentando rapidamente4. Attualmente, la perdita dell’udito è considerata il principale fattore di rischio modificabile per un’eventuale insorgenza di demenza4. Pertanto, è essenziale esaminare gli effetti degli apparecchi acustici sulla funzione cognitiva, poiché potrebbero essere una strategia utile per migliorare gli esiti cognitivi negli anziani affetti da ipoacusia4.

Per valutare la complessa relazione tra riduzione dell’udito, conseguente utilizzo di apparecchi acustici e le capacità cognitive sono stati eseguiti diversi studi. In particolare, emergono dal panorama scientifico due studi che hanno fornito un contributo significativo
Studio ACHIEVE

Secondo i dati EuroTrak 2022, la prevalenza della perdita dell’udito nelle persone dai 55 anni a oltre i 74, si attesta intorno al 74%.3
Il tasso di adozione dell’apparecchio acustico, tra le persone con deficit uditivo senza divisione per fasce di età, è pari al 35%; mentre sale al 37% in persone che superano i 65 anni.3 Il 55% di questi pazienti utilizza un trattamento binaurale (2 apparecchi); mentre il 45% utilizza un trattamento monoaurale.3
Gli apparecchi acustici rappresentano un’opzione sicura ed efficace per trattare la perdita uditiva, utilizzata negli adulti e nei bambini con difficoltà uditiva lieve, moderata o severa.1
In particolare, si è osservato che all’aumentare della gravità della perdita di udito, aumenta il tasso di adozione dell’apparecchio acustico, passando dal 12% del primo sestile (perdita dell’udito lieve, un solo orecchio) al 76% dell’ultimo sestile (perdita dell’udito profonda, entrambe le orecchie).3
Lo studio ACHIEVE è uno studio controllato randomizzato multicentrico che ha coinvolto adulti di età compresa tra 70 e 84 anni con perdita uditiva non trattata e senza compromissione cognitiva sostanziale5. Lo studio ha reclutato partecipanti da due popolazioni di studio: anziani che partecipano a uno studio osservazionale a lungo termine sulla salute cardiovascolare (studio Atherosclerosis Risk in Communities [ARIC]), e volontari de novo della comunità5.
I partecipanti sono stati assegnati casualmente a un intervento uditivo (consulenza audiologica e fornitura di apparecchi acustici) o a un intervento di controllo sull’educazione sanitaria (sessioni individuali con un educatore sanitario su tematiche di prevenzione delle malattie croniche) e sono stati seguiti ogni 6 mesi5.
Lo scopo dellostudio era valutare nel corso di tre anni i cambiamenti nella cognizione globale5.

Risultati

In questo primo studio sono emerse differenze significative nei risultati tra due gruppi di studio⁵. Sebbene non sia stato osservato un effetto dell’intervento uditivo sull’intera coorte, analisi specifiche hanno mostrato un rallentamento del declino cognitivo del 48% in tre anni nel gruppo ARIC, che presentava un rischio maggiore nonché punteggi cognitivi più bassi rispetto al gruppo di controllo⁵.
Questi risultati suggeriscono che l’efficacia dell’intervento uditivo può variare tra diverse popolazioni, potendo essere più efficace nell’attenuare il declino cognitivo negli anziani a rischio5.

Studio ENHANCE

Lo studio ENHANCE è uno studio osservazionale longitudinale prospettico che ha confrontato i risultati di un campione di pazienti reclutati da un centro di audiologia, senza demenza, che utilizzavano l’apparecchio acustico per la prima volta, con quelli di adulti anziani che vivono in comunità con udito normale o non trattato⁴. In particolare, i partecipanti erano 160 provenienti dalla clinica di audiologia con perdita
uditiva da lieve a severa, dotati di apparecchi acustici, e 102 pazienti dello studio Australian Imaging, Biomarkers and Lifestyle Flagship Study of Aging (AIBL) con perdita uditiva non trattata o udito normale4.
Lo studio, usando strumenti cognitivi che non richiedevano l’uso dell’udito, ha valutato obiettivamente la perdita uditiva, i benefici degli apparecchi acustici e l’aderenza al trattamento per 3 anni⁴.
Tutti i partecipanti sono stati valutati all’inizio, a 18 mesi e a 36 mesi⁴.
Lo scopo dello studio era valutare nel corso di tre anni i cambiamenti nella cognizione globale5.

Risultati

L’analisi comparativa primaria ha mostrato una stabilità cognitiva per il gruppo di utenti con apparecchi acustici mentre il gruppo AIBL senza apparecchi acustici ha mostrato un declino nella memoria esecutiva, nell’attenzione visiva e nelle funzioni psicomotorie⁴. Inoltre, il gruppo di utenti con apparecchio acustico ha ottenuto risultati significativamente migliori nell’attenzione visiva e nelle funzioni psicomotorie
rispetto al gruppo AIBL4.
Si è visto quindi che gli utenti di apparecchi acustici hanno mostrato prestazioni cognitive significativamente migliori fino a 3 anni dopo l’adattamento all’apparecchio acustico, suggerendo che l’intervento potrebbe ritardare il declino cognitivo/l’insorgenza della demenza negli anziani4.

Altro studio a supporto dell’effetto protettivo degli apparecchi acustici.

Un altro studio che mostra il fermento della comunità scientifica nel voler indagare l’effetto protettivo degli apparecchi acustici è quello di Sarant e colleghi6. I partecipanti
di età compresa tra i 62 e gli 82 anni sono stati valutati prima e 18 mesi dopo l’adattamento dell’apparecchio acustico per il benessere della persona6. Al basale, la regressione lineare multipla ha mostrato che la perdita uditiva e l’età prevedevano un peggioramento significativo delle prestazioni della funzione esecutiva, mentre l’istruzione terziaria prevedeva un miglioramento significativo della funzione esecutiva e dell’apprendimento visivo⁶.

Dopo i 18 mesi, il 59% dei partecipanti utilizzava l’apparecchio acustico almeno dal 60% al 90% del tempo6. Di conseguenza, è emerso un miglioramento clinicamente e statisticamente significativo delle funzioni cognitive, come la percezione del linguaggio parlato, il deficit uditivo auto dichiarato, il miglioramento della funzione esecutiva e, quindi, un generale cambiamento favorevole nella qualità della vita auto-riferita.


I lunghi tempi di follow-up in questi studi prospettici suggeriscono che l’uso degli apparecchi acustici sia protettivo⁷.
La relazione fisiopatologica tra ipoacusia e demenza

L’associazione tra udito e funzioni cognitive negli anziani è soggetta a una serie di fattori complessi8 . Alcuni studi hanno dimostrato una correlazione tra perdita uditiva e declino cognitivo, suggerendo la possibile condivisione di meccanismi sottostanti:2
• Aumento dello sforzo cognitivo
• Alterazioni nella struttura e nella funzione cerebrale
• Riduzione o perdita delle interazioni sociali.

Allo stesso tempo, si ritiene che condizioni sociali e psicologiche, come l’isolamento sociale, la depressione e la ridotta attività fisica, possano mediare questa relazione complessa, offrendo così nuove prospettive per la comprensione e l’intervento in questo fenomeno⁸.

Golub e colleghi, in uno studio prospettico di coorte, hanno dimostrato che la perdita uditiva osservata è associata a un rischio aumentato di demenza incidente pari a 1,7 volte². Questi risultati aggiungono ulteriori evidenze alla crescente letteratura che collega la perdita uditiva osservata con la demenza, anche se oggigiorno resta ancora oggetto di studio².

BIBLIOGRAFIA

1. WHO – Report on hearing
2. Golub JS, Luchsinger JA, Manly JJ, Stern Y, Mayeux R, Schupf N. Observed Hearing Loss and Incident Dementia in a Multiethnic Cohort. J Am Geriatr Soc. 2017 Aug;65(8):1691-1697.
3. EuroTrak ITA 2022
4. Sarant JZ, Busby PA, Schembri AJ, Fowler C and Harris DC (2024) ENHANCE: a comparative prospective longitudinal study of cognitive outcomes after 3 years of hearing aid use in older adults. Front. Aging Neurosci. 15:1302185.
5. Lin FR, Pike JR, Albert MS, Arnold M, Burgard S, Chisolm T, Couper D, Deal JA, Goman AM, Glynn NW, Gmelin T, Gravens-Mueller L, Hayden KM, Huang AR, Knopman D, Mitchell CM, Mosley T, Pankow JS, Reed NS, Sanchez V, Schrack JA, Windham BG, Coresh J; ACHIEVE Collaborative Research Group. Hearing intervention versus health education control to reduce cognitive decline in older adults with hearing loss in the USA (ACHIEVE): a multicentre, randomised controlled trial. Lancet. 2023 Sep 2;402(10404):786-797.
6. Sarant J, Harris D, Busby P, Maruff P, Schembri A, Lemke U, Launer S. The Effect of Hearing Aid Use on Cognition in Older Adults: Can We Delay Decline or Even Improve Cognitive Function? J Clin Med. 2020 Jan 17;9(1):254.
7. Livingston G, Huntley J, Sommerlad A, Ames D, Ballard C, Banerjee S, Brayne C, Burns A, Cohen-Mansfield J, Cooper C, Costafreda SG, Dias A, Fox N, Gitlin LN, Howard R, Kales HC, Kivimäki M, Larson EB, Ogunniyi A, Orgeta V, Ritchie K, Rockwood K, Sampson EL, Samus Q, Schneider LS, Selbæk G, Teri L, Mukadam N. Dementia prevention, intervention, and care: 2020 report of the Lancet Commission. Lancet. 2020 Aug 8;396(10248):413-446.
8. Powell DS, Oh ES, Lin FR, Deal JA. Hearing Impairment and Cognition in an Aging World. J Assoc Res Otolaryngol. 2021 Jul;22(4):387-403

No Comments

Post A Comment

×